Presbiopia
Come nell’ipermetropia, anche nella presbiopia il punto di messa a fuoco dei raggi luminosi che penetrano attraverso la pupilla avviene al di là della retina. Tuttavia, a differenza di quanto accade nel caso dell’ipermetropia, nella presbiopia il globo oculare non è più corto rispetto ad uno emmetrope. La presbiopia si manifesta generalmente con il progredire dell’età (40-45 anni), ma non ne è una conseguenza! Secondo le teorie “ufficiali” – quelle prevalenti risalgono ai lavori di Hermann von Helmholtz del 1866 – l’insorgere della presbiopia è dovuto in primis alla perdita di flessibilità del cristallino. Con il tempo, quest’ultimo si indurisce progressivamente a causa della perdita di acqua nella parte centrale (nucleo). La curvatura del cristallino aumenta e così la sua capacità di convergenza: il risultato è che il punto prossimo, cioè il punto più vicino che si riesce a mettere a fuoco con il massimo potere di accomodazione, si allontana progressivamente, e per questo motivo non si vede bene da vicino.
Secondo il dr Bates, sono – ancora una volta – i muscoli a giocare un ruolo chiave. In un presbite, il muscolo ciliare perde flessibilità e diminuisce quindi la sua funzionalità e i muscoli extraoculari sono contratti. Qualunque siano le ragioni, chi è affetto da presbiopia ha difficoltà nella lettura e nello svolgere attività da vicino. I presbiti che portano occhiali utilizzano tipi diverse di lenti:
* monofocali, tipo lente di ingrandimento
* bifocali, in cui la parte alta della lente permette di vedere bene lontano, mentre la parte bassa di vedere bene da vicino
* progressive, in cui la potenza della lente aumenta progressivamente dal basso verso l’alto.